Il nome di Calosso potrebbe derivare da “Callucius” gentilizio romano riferibile ad un proprietario terriero, oppure a San Calogero, santo venerato a Calosso fino alla metà del ‘700.
La prima attestazione conosciuta dell’abitato di Calosso risale al 960 d.C. quando, in un contratto di permuta di terreni del Vescovo di Asti Brunengo, viene citato come testimone un certo “Arimanno de Calocio”, circa un secolo più tardi, il nome di Calosso è riportato in un importante documento con cui la Contessa Berta di Susa dona la chiesa di San Michele presso Calosso, insieme ad otto mansi (cascine), all'abbazia di San Siro di Genova.
Calosso in epoca comunale era comunque un feudo tra i più importanti del Consortile di Acquosana che comprendeva i paesi situati tra il sud astigiano e l’acquese, tra cui: Canelli, Calamandrana, San Marzano Oliveto, Agliano, Moasca, Castelnuovo Calcea.
La debolezza delle famiglie nobili locali e le guerre tra Guelfi e Ghibellini astigiani di quegli anni fecero sì che in meno di un secolo i signorotti calossesi cedettero le loro parti di feudo alle potenti famiglie astesi per evitare ulteriori danni provocati dalla guerra civile che imperversava a cavallo del 1300 e che già aveva portato alla distruzione del castello nel 1318
Circa mezzo secolo più tardi, nel 1377, l'intero feudo di Calosso venne acquistato dal nobile banchiere astigiano Percivalle Roero. Proseguendo nel 1387 troviamo Calosso tra i possedimenti della dote di Valentina Visconti andata in sposa a Luigi d'Orleans. In seguito a questo matrimonio la contea di Asti passò sotto la Francia. Seguiranno centocinquanta anni di dominazione francese.
Nel 1531 Calosso con la contea di Asti passò ai Savoia e all'inizio del 1600 il paese, come tutta l’area circostante, fu coinvolto nelle guerre di secessione del Monferrato che per più di mezzo secolo portarono morte e distruzione nell’alta Italia.
Nel 1642, durante uno di questi scontri fu distrutta una parte del castello. Fortunatamente con la Pace dei Pirenei nel 1659 Calosso perse la sua importanza strategica e il castello da imponente fortezza cinquecentesca diventò residenza di campagna della famiglia Roero.
In questo periodo nacque la produzione del vino Moscato. Come attestano numerosi documenti di quell'epoca, questo prezioso nettare andò addirittura ad arricchire la mensa della regina Cristina, moglie di Carlo Emanuele I e molte altre nobili tavole torinesi.
Con la fine del diciassettesimo secolo finì per Calosso un periodo drammatico di guerre e iniziò un'esistenza più tranquilla.
Notizie tratte dal libro 'Gente di Calosso - Dagli albori al ventesimo secolo' di Piero Bussi